La figura di Federico II di Svevia è una delle più affascinanti della storia medievale. Federico II è stato l'ultimo imperatore che tentò di costituire un impero universale che riunisse tutti i domini dell'Europa occidentale.

Personalità forte e poliedrica, capace di parlare più lingue (latino, tedesco, greco, arabo e francese), cultore delle arti e della poesia, promotore di ideali di pace e tolleranza, Federico II di Svevia venne chiamato da molti suoi contemporanei “stupor mundi”. 

 

Breve biografia:

 

Federico II nacque a Jesi, un paese delle Marche, il 26 dicembre del 1194.Nipote di Federico Barbarossa, figlio dell'imperatore Enrico IV e di Costanza d'Altavilla di casa normanna, Federico II era destinato ad unire le sorti dell'impero a quelle del regno normanno nel sud Italia. Rimasto orfano a soli quattro anni Federico venne posto sotto la tutela di papa Innocenzo III, che lo educava con l'ambizione di farne, una volta adulto, un fedele alleato della Chiesa.  Morì a Fiorentino, cittadina della Puglia, il 13 dicembre 1250.

Federico II, "Stupor mundi"

La Scuola Poetica Siciliana, è stata un movimento letterario sorto in Sicilia nella prima metà del XIII secolo. Il suo principale centro fu la città di Palermo, sotto la corte di Federico II di Svevia. È considerata la prima vera scuola poetica in volgare italiano, precedendo temporalmente Dante Alighieri e il Dolce Stil Novo*

 

*Il dolce stil novo (o stil novo o stilnovismo) è l'importante corrente poetica che si diffuse in Italia tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300, iniziata a Bologna da Guido Guinizzelli (1235-1276) e sviluppata da Dante Alighieri e altri poeti.

 

Uno dei primi documenti scritti in volgare italiano è il "Placito Capuano", datato 960 d.C. Si tratta di una sentenza emessa dal giudice Arechi di Capua in una disputa tra l'abbazia di Montecassino e un privato, Rodelgrimo, riguardo al possesso di alcune terre.

La Scuola poetica Siciliana

Tra il XIII e il XIV secolo non era ancora chiaro il pensiero di quale modello di lingua dovesse essere usata in Italia. A quel tempo la Penisola era caratterizzata, e lo è ancora oggi, da una grande diversità linguistica: ogni città disponeva del proprio dialetto. Durante la seconda metà del 1200, e comunque dopo la "Scuola poetica Siciliana" nacque la scuola poetica del Dolce StilNovo, il cui precursore fu Guido Guinizzelli, bolognese, e a seguire i massimi esponenti furono i letterati toscani e proprio in toscano e più precisamente in tosco-fiorentino, scrissero le loro poesie che poi ebbero ampia fama in tutta la Penisola.

 

“L’italiano a gesti” è un modo divertente e realistico per descrivere un aspetto tipico della comunicazione italiana: l’uso espressivo del corpo e delle mani per accompagnare (e spesso rafforzare) le parole.

 

È l’insieme dei gesti tipici usati dagli italiani per comunicare emozioni, intenzioni o persino frasi intere senza parlare. È quasi una lingua parallela, fatta di movimento, ritmo, espressioni facciali e mani in movimento.

🇮🇹 Cos’è “l’italiano a gesti”?

L'italiano a Gesti

Il congiuntivo, che ostilità...

Il congiuntivo è una delle particolarità della lingua italiana che spesso rappresenta una sfida per gli stranieri che studiano l'italiano. Questo modo verbale esprime desideri, dubbi, incertezze e situazioni ipotetiche, e il suo uso corretto è fondamentale per una comunicazione efficace. Quando una guida turistica inizia a parlare riguardo un sito archeologico o di un bene architettonico è importante essere in grado di utilizzare il congiuntivo nei contesti appropriati. 

Ad esempio, le frasi come "Spero che tu venga" o "È importante che tu sappia" sono comuni nella comunicazione colloquiale, ma possono creare confusione per chi non ha familiarità con questa costruzione grammaticale. Molti turisti stranieri si sentono scoraggiati quando devono affrontare il congiuntivo, poiché non esiste un equivalente diretto in molte lingue. Questa difficoltà può portare a malintesi e frustrazione durante i viaggi in Italia, dove una comunicazione fluente è fondamentale per una buona esperienza. 

Per facilitare la comprensione del congiuntivo, le guide turistiche dovrebbero includere esempi pratici e suggerimenti su come utilizzarlo in frasi quotidiane. Questo non solo aiuta i visitatori a sentirsi più a loro agio, ma arricchisce anche le loro interazioni con la cultura e la lingua italiana. In conclusione, l'uso del congiuntivo è un aspetto della lingua italiana che può sembrare complesso per gli stranieri. Tuttavia, con un po' di pratica e le giuste risorse, è possibile superare queste difficoltà e godere appieno di un viaggio indimenticabile in Italia. 

Come voi ben saprete, uno dei tempi verbali più complessi da imparare è certamente il congiuntivo. E' un modo verbale che indica eventi non oggettivi, surreali, insicuri o non rilevanti. Il congiuntivo (non solo per i più piccoli, ma anche per molti adulti!) è un tempo verbale decisamente un pò "ostile", che non sempre è facile da riconoscere o da utilizzare correttamente. Soprattutto, è un tantino laborioso coniugare sempre nel modo giusto i verbi al congiuntivo.

Conoscere l'uso dei tempi

 

Innanzitutto dovete sempre ricordare a quali tempi possiamo usare il congiuntivo. I tempi ai quali possiamo utilizzare il congiuntivo sono i seguenti:

  • il tempo "presente", cioè quello che indica una possibilità in dipendenza di un verbo presente o futuro ("che io arrivi");
  • il tempo "imperfetto": che indica una possibilità in dipendenza da un verbo al passato o condizionale ("che io arrivassi");
  • il tempo passato, che indica una possibilità che dipende da un verbo presente o futuro (può essersi già realizzata, "che io sia arrivato");
  • infine, il tempo "tra-passato" che ci indica una possibilità, che ancora non è stata verificata, in dipendenza solamente da un verbo passato ("che io fossi arrivato").

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